giovedì 22 marzo 2012

Finocchi in besciamella e speck... chiudere un capitolo d'alloro

Mi sono laureata.
Si.
Il titolo chiudere un capitolo, direi cada a pennello.
Si.
A volte ci vuole pazienza e tenacia, soprattutto per quei capitoli tosti, quelli che ti richiedono impegno e poi alla fine quando giri l'ultima pagina, si prova il brivido del cambiamento. 
Da una parte, si ha la sensazione di sentirsi sollevati perché uno può guardarsi dritto negli occhi, allo specchio e gridare al mondo che l'ha fatta, che adesso è tutta un'altra storia, dall'altra, invece, si trova a scontrarsi con il codazzo di sensazioni pastose che il cambiamento gli riserva, sintetizzabili in un'unica domanda: 


" Bene, ci siamo laureate e adesso?! ".


Gulp!
E adesso non lo so, sfodero il mio sorriso più sornione e penso che in questi casi ci si debba attenere ai fatti e un fatto è che ora  ho potuto gioiosamente utilizzare la mia meravigliosa corona d'alloro, regalatami post discussione da mia sorella, come grazioso fuori porta del mio micro appartamento.
Se vedete qualcuno svolazzare tra le nuvole non preoccupatevi sono io, lasciate che mi trastulli ancora un po' in questo nuovo status da LAUREATA prima che io lo veda mutarsi in PRECARIA o DISOCCUPATA.


 :)


FINOCCHI IN BESCIAMELLA E SPECK



Ingredienti:
5 finocchi
besciamella 
200 gr di speck
pepe bianco 
olio evo
sale marino 
caciotta leccese ( o altro formaggio dolce)
gorgonzola
noce moscata 
pepe bianco
cipollotto fresco

Allora, sbollentare i finocchi ben lavati e tagliuzzati a rondelle, nel frattempo preparare la besciamella con latte, farina, pizzico di sale, pepe bianco  e noce moscata.
Scolare i finocchi sbollentati e farli asciugare su un panno, preparare una teglia con un trito di cipollotto fresco ed un filo di olio evo, sistemare i finocchi a strati con la besciamella, in modo che la besciamella li ricopra ben bene e sparpagliare a fiocchi pezzetti di speck e formaggio. Ad essere onesti io ho utilizzato un tipo particolare di speck aromatizzato con chiodi di garofano e cannella, regalo di una vicina di casa, ma è un piatto che viene bene anche con quello normale.
Infornare e servire spolverando del pepe bianco. 

giovedì 15 marzo 2012

The little dreams: La chiave di Lante

Testo: Mamecara
Foto: Fabr e Bussola
Modello: Francesco 12 mesi 


Lante ha gli occhi del colore dei noccioli di pesca d’estate e un ciuffo birichino che appena si distrae scappa giù per accarezzargli la fronte con la stessa tenerezza che ha la mano di sua madre, quando ogni sera piano gli rimbocca  le coperte lasciando dietro di sé il profumo di latte di mandorla e menta.
A Lante piace la notte, per quel cielo stellato che illumina le piccole strade di campagna come se fossero bucce d’arancia candita sparse alla rinfusa per dare conforto e baci dolci ai solitari viandanti.
Una notte di Ottobre, una di quelle notti in cui il cielo comincia a fare il broncio e non la smette di far capricci, piangendo a più non posso, Lante venne svegliato da un tintinnio metallico che proveniva dalla soffitta.
Così, piano accese la candela che aveva riposto sul comodino  e salì cauto le scale.
Dormivano tutti, persino il vecchio cane Birillo. Una volta in cima, accostò l’orecchio alla porta per carpire di cosa si trattasse e lo fece aderire bene, come gli aveva insegnato Nanni il garzone che era solito dire che con le orecchie bisogna ascoltare che a sentire tutti erano capaci.
Aprì la porta e cercò di farsi largo con il piccolo moccio di candela lungo la stanza.
Non ci era mai salito su in soffitta: la luna illuminava vecchi libri e scatole e bauli sistemati uno sull’altro.  “C’è qualcuno?!” Ma niente, nessuno gli rispose.
Lante era un bambino coraggioso e si avvicinò senza timore alla finestra pensando che  era davvero avventuroso essere svegliati da un campanello, salire le scale e ritrovarsi in una stanza che pareva un palazzo grande. Chiuse gli occhi e assaporò ogni nota profumata che si distingueva nella stanza: i fiori di  lavanda con il loro profumo dai mazzetti appesi e la fragranza del velluto bagnato della cappa rossa col cappuccio, poi la nota legnosa di virgulti di olivi intrecciati e il buon odore della paglia che abbraccia e nasconde piccoli pomelli di mandaranci profumati. 
Lante prese un libro dalla pila alta e impolverata, sistemò la candela sul parapetto dopo aver aperto le grandi imposte della finestra  e avvicinò il vecchio cesto di legno intrecciato con dentro un cuscino morbido di tela rossa  e ci si sedette dentro. 
Aprì il libro e assaggiò il profumo che le pagine emanavano,  sapeva di terra battuta e di mare, di suole di scarpe consumate e avventure stregate. La luna veniva illuminata dai lampi in lontananza e lo aiutava a veder meglio: si accorse così sin dalla prima pagina che quello non  era un libro come gli altri, no quello era il diario di Adelmo Gianfiore suo nonno. Se lo strinse forte a sé il piccolo Lante e cominciò a leggere racconto su racconto per tessere la notte di sogni ed avventure seguendo quella grafia alta e aggraziata che solo le mani del nonno avrebbero potuto dipingere sulle pagine bianche dimenticate.
Seguì le sue avventure su spiagge lontane e navi abbandonate alla ricerca di tesori nascosti e risposte a domande che un uomo solo crescendo si pone.
Lo lesse d’un fiato Lante, lo lesse come si legge un messaggio aspettato da tempo e arrivato per caso. Si sorprese vedendo legata nell’ultima pagina sul dorso interno della copertina una piccola chiave di ottone che portava il suo nome scritto a penna su un lembo del nastro che la fermava. Era  minuscola  con graziosi ghirigori che incorniciavano  l’anello superiore.
Non aveva senso legare una chiave al suo interno se il diario era aperto.
Tolse il nodo e cadendo si accorse che nascondeva una piccola incisione lineare a modo di tasca. Tastò con la mano il foglio sottile e si accorse del biglietto interno, lo cacciò fuori attento a non rovinarne la carta. Lo aprì e lesse il messaggio che Adelmo Gianfiore gli aveva conservato.
“La chiave Lante è magica, tutte le chiavi sono magiche, ma questa in particolare. Il nastro l’ha fermata perché sono solite andare di qua e di là come cavallette. Con questa chiave custodirai  le risposte che io ho trovato e aggiungerai, alle mie poche, le tue e la passerai ai tuoi figli e loro faranno lo stesso e per ogni risposta in cielo si accenderà una stella”.