domenica 24 marzo 2013

Profumi di campagna ...Carciofo alla romana

Amo camminare in campagna, gironzolando tra uliveti, scoprendo qui e là qualche pianta selvatica dal profumo particolare o dai fiori meravigliosi.La campagna ha in serbo per chi vi cammina profumi differenti a seconda delle ore e delle stagioni e all'imbrunire si risvegliano nella loro purezza sotto la chiara luce lunare. La campagna salentina poi si colora di magnifici colori cangianti il giallo intenso della calendula, il rosso rubino dei papaveri, il viola d'ametista del rosmarino. Pare quasi che un pittore trasognato abbia dipinto qui e là ciuffi di colori su una terra a tinta omogenea rossa come la terra e verde come le chiome dei grandi ulivi.
Così passeggiando con macchina fotografica e cane al seguito, ho trovato una fila intrepida di carciofi romaneschi che facevano capolino come un esercito ben piazzato vicino la casa in pietra. Toccandoli se ne gustava l'intenso profumo d'incenso che ti rimaneva sui polpastrelli più ardimentosi nell'accarezzarli, come una boccetta d'acqua  di profumo rovesciata. 

CARCIOFI ALLA ROMANA 



Ingredienti
Carciofi romaneschi 
aglio
mentuccia 
olio extra vergine d'oliva Sante le muse
sale 

La ricetta è velocissima e molto semplice. Lavare bene i carciofi, pulirli delle foglie esterne e della barbetta, qualore ve ne fosse bisogno ed inciderne il dorso. In una coppetta preparare aglio in fettine sottili, olio estravergine d'oliva e sale q.b.Aprirli bene con le mani e riempirli di aglio e mentuccia. Riporre i carciofi  a testa in giù nella pentola, per intenderci con il dorso verso l'alto e un mezzo bicchiere d'acqua. L'acqua dovrà coprirli per metà. Cuocerli a fuoco basso con coperchio 

domenica 6 gennaio 2013

Light cheesecake ai mirtilli ...la befana vien di notte

La befana vien di notte
con le scarpe tutte rotte...

io, se vi dovessi dire, ho sempre avuto un occhio di riguardo per la Befana; me la sono sempre immaginata sulla sua scopa lunga e incurvata con dietro appollaiato un gattino nero tutto arruffato e una gonna un po' vecchia piena di toppe e rammendi, capelli profumati come zucchero filato e guanciotte rosse e sporgenti un po' rugose, gli occhietti vispi e celesti come due laghetti, due dentini buffi e una risata deliziosa, di quelle che ti fanno ridere di cuore.
Da piccola avevo cura di sistemare sul bordo dello stagno nel mio cortile  un piattino con sopra un  mandarino o una carruba. Se proprio non racimolavo altro allora ci mettevo una tortina di terra  bagnata, perchè  pensavo che avrebbe comunque apprezzato il pensiero una volta atterrata nel cortile di casa mia al mattino seguente .
In realtà, se dovessi dire non ricordo i regali che lei mi faceva, ma ricordo ogni mio piattino lasciato per lei.
Così posto questa ricettina dell'anno scorso molto molto buona: mini cheescakes, leggeri  ai mirtilli, le dosi ovviamente sono ad occhium :D




INGREDIENTI

2 Philadelphia light
1 ricotta vallelata
zucchero o miele
sciroppo ai mirtilli
mirtilli congelati
cannella
biscotti saiwa
burro
cherry
cannella


Schiacciate i biscotti con uno sbatticarne o una bottiglia in modo da avere un tritato profumoso di biscotti  poi impastate bene  con il burro tagliato a pezzetti a temperatura ambiente, sistemate nelle tazzine l'impasto ottenuto che sarà la base del nostro minicheescakes e schiacciate bene, conservando in frigo. 
Altra variante di base ultra leggera è bagnare il biscotto intero con lo sciroppo di mirtilli e sistemarlo sempre come base nella tazzina, la scelta è vostra.
Poi mescoliamo la philadelphia ad un po' di ricotta (solitamente prendo la confezione piccola della vallelata) la proporzione è 2 di philadelphia per 1 di ricotta mescolate bene in una terrina e aggiungete zucchero o miele ( a seconda del vostro gusto ) io solitamente ne metto pochissimo e aggiungo invece nell'impasto un cucchiaino di sciroppo di mirtilli che ne riscalda l'animo come direbbe mia nonna, un pizzico di cannella e impiatto nelle tazzine ormai belle fredde fredde. In tegame faccio scottare qualche secondo i mirtilli con lo sciroppo e due cucchiaini di cherry e un pizzico di cannella , guarnisco ogni tazzina e metto in frigo.


giovedì 20 dicembre 2012

Incantesimi color rosa ....risotto al radicchio e prosecco

Da piccola ero convinta che il radicchio non era altro che un'insalata a cui una fata per capriccio aveva fatto un incantesimo dispettoso facendola arrossire, da qui il colore di rubino.  Quando mamma arrivava da lavoro con la spesa fatta, aprivo il cartoccio con cura certosina e cercando di non sgualcirne le foglie esterne toglievo il radicchio dall'involucro e chiudevo gli occhi per sentirne meglio la fragranza dolciastra di rugiada dolce che emanava.
Mentre  ad occhi chiusi cercavo di prender le misure al piccolo cespo rossiccio si faceva largo nella mia mente l'idea che doveva essere stata qualche fata zuccherina a fare quel dispetto, lo avevo sentito da zia G. che lo zucchero fa venir su certi capricci.
C'è una rosa antica nel Salento, l'aveva ereditata nonna e la chiamava zuccherina per l'appunto, con un nomignolo da lei arbitrariamente affibbiatole, una rosa magica che a primavera si mostrava al sole di un bianco candido e d'autunno, vezzosa com'era, si tingeva di rosa dalle sfumature intense, chiudendo un occhio malizioso al raggio impertinente arrivato fin lì per ammirarla, ma questa è un'altra storia...

RISOTTO AL RADICCHIO E PROSECCO



200 gr Riso arborio
1/2 cespo di radicchio tondo 
2 bicchieri di prosecco
1 tazza di brodo caldo vegetale 
1/2 spicchio d'aglio
1 pomodoro medio
1/2 cipolla di Tropea 
pepe rosa


La ricetta è semplicissima: soffritto leggero di cipolla e aglio a fette sottili sottili, aggiungere 1/3 del radicchio tagliato a pezzetti e il riso fare dorare senz'acqua e spegnere. Nel frattempo preparare il brodo se non lo si ha sul momento, tagliare il pomodoro aggiungendolo al riso e accendere di nuovo il fornello, Aggiungere il prosecco e rimestare bene, in modo che tutto il riso si ubriachi un pochetto. Aggiungere dopo qualche minuto il brodo caldo caldo e far cuocere normalmente. Aggiungere il restante  radicchio a cottura quasi ultimata e impiattare con una spolverata di pepe rigorosamente rosa.

lunedì 17 dicembre 2012

Precarietà e piani d'azione conseguenti,...Pane fatto in casa

Il mio tirocinio è finito da poco e tiro da una parte un sospiro di sollievo per le vacanze natalizie che mi aspettano e dall'altra brividi di freddo sento diramarsi su per la mia schiena, per via del fatto che passerò questi giorni cercando un lavoro e rispondendo ad annunci in modalità davvero poco choosy (questo giusto per tranquillizzare la cara Elsa, perché magari le è rimasto ancora il dubbio).  Su a Roma ho due care amiche  con cui di solito esco ed  invece di darci alla mondanità, solitamente andiamo a convegni, seminari con attestati al seguito, intermezzando la trattazione di questioni tecniche, etiche, morali e politiche dei relatori a considerazioni più personali ma quasi sempre contingenti al tema trattato con riflessioni personali sulla nostra quotidianità.
Ora, capirete bene che mettendo insieme una scrittrice con  un'ergonoma e una giornalista si può leggere il manifesto della precarietà. 
Giusto perché se si sta fermi si finisce a pensare e riflettere sulla propria condizione non proprio tranquillizzante di equilibrista ubriaco su una forcella poggiata su un filo di nylon a mille metri d'altezza, comincia pian piano a farsi largo nella nostra mente il piano d'azione dell'Home Made. 
Così al suono del motto "Precarietà dacce 'na possibilità" la giornalista riscopre nelle proprie mani il grande dono delle meravigliose  produzioni con pannolenci e perline, l'ergonoma il potere alchemico di trasformare una buccia d'arancia in magiche roselline color arancio e la scrittrice prova l'ebbrezza di fare il pane in casa di suo pugno a lievitazione mista, con pasta madre e le si apre il mondo dorato e profumoso dell'home made.
To be continued ..........

Pane a lievitazione mista 



Ingredienti:
500 gr. di farina di semola rimacinata Divella 
1 pugno di lievito madre
1 pezzetto di lievito di birra
1 pizzico di zucchero
semi di sesamo 
semi di papavero 
1/2 bicchiere di latte
sale
timo
olio extra vergine Sante Le Muse 


Allora, questa ricetta è stata più che altro una sperimentazione uscita devo dire benissimo. Da un bel po' di settimane, infatti, sto portando avanti la mia bella pasta madre insieme a inlungoelargo che merita un post a sé con ricetta, aspettatevelo, dunque, tra un po' di giorni. La lievitazione di CRIANZA ( è il nome della mia pasta madre)  è ancora debole per cui ho provato a fare il pane rinforzandola con un pezzettino di lievito di birra, giusto per renderla più sicura nella lievitazione.
Si procede in questo modo: farina a fontana, casetta del sale e pugno di lievito madre. Nel frattempo preparate il bicchiere con acqua tiepida in cui si scioglie il pezzetto di lievito e 1 pizzico di zucchero, mescolate bene e mischiate il tutto. riponete in una terrina oleata e coperta e sistematela a riposare con una coperta di lana sopra ben sistemata in un luogo caldo caldo.
Dopo qualche ora  lavorate la pasta che deve essere già ben lievitata con il mezzo bicchiere di latte e un altro po' di farina e olio per un bel po' di tempo a seconda della vostra pazienza.
Distribuite la pasta in panetti e disponeteli in una teglia di media grandezza con carta oleata sul fondo, spennellateli di olio evo e distribuitevi sopra del timo e i semi di papavero e di sesamo. Infornate a forno vivace per almeno mezz'ora. Per capire se è cotto basta aiutarvi con i denti della forchetta e spostare i panetti in modo da controllarne il fondo!

domenica 11 novembre 2012

sogni semplici...Torta di cioccolato, mele e cannella

Delle belle ottobrate romane ormai solo qualche ricordo, l'aria si fa più pungente e fredda.
Da circa una settimana ho fatto il cambio di stagione e lasciatemelo dire mi ci è voluta una bella manciata di giorni per convincermi a dedicare un'intera giornata a questo pesantissimo quanto inevitabile rituale. 
Così, mi sono fatta coraggio e sono scesa in cantina  a prendere l'odiosa scala e trascinarla nella mia micro casa facendola passare con un fracasso terribile non si sa come dalla mia porta d'ingresso.
Ho finito di travasare i miei vestiti nel piano inferiore dell'armadio e piegare e riscoprire maglioni, magliette, abiti, pantaloni e cappotti che avevo totalmente scordato di avere. 
Frida ha come sempre rivestito un ruolo di fondamentale importanza: dalla scala mi buttava a ogni piè sospinto i vestiti a terra, ancora non sono riuscita a capire se per aiutarmi o per farmi notare quanto il mio guardaroba avesse bisogno di un ricambio urgente.
Fuori piove da due giorni, a singhiozzi. 
Ogni tanto perdo Frida e me la ritrovo acciambellata sopra qualche maglione, dentro l'armadio a tenersi calda i suoi pensieri. 
E chissà quali sono i sogni di una gatta.
I miei li conosco e sono molto più semplici di quanto non si pensi: sentirmi un po' meno precaria.

TORTA DI CIOCCOLATO, MELE E CANNELLA


Ingredienti:

3 tazze di farina di grano duro
2 tazze di farina 00 Barilla 
4 cucchiai abbondanti di cacao amaro 
cannella a volontà 
1/2 bicchiere di olio extra vergine d'oliva Sante Le Muse
un pizzico di sale
granella di nocciole
2 uova 
4 cucchiai di zucchero 
3 miele Sante Le Muse
1 bustina di lievito
2 tocchetti di cioccolata fondente Novi
1 bicchiere di latte 


Mischiate le due farine, la cannella, il cacao, un pizzico di sale e il lievito. Battete le uova con lo zucchero e unitele nella terrina con  la  farina che avrete precedentemente mischiato con il bicchiere di latte e quasi tutto l'olio (parte ve ne servirà per oleare la teglia). Sbucciate le mele e tagliatele a fette sottili. Nel frattempo mischiate nella terrina l'impasto e aggiungete il miele e il cioccolato a scaglie. Versate nella teglia imburrata e sistemate le fette di mela in cerchi concentrici lungo l'intera superficie e aggiungete granella di nocciole. Infornate in forno già caldo per una trentina di minuti  posizione 3.
Ho l'abitudine di andare un po' ad occhio con le dosi, soprattutto con i dolci, perché di solito li faccio quando sono davvero un po'  troppo pensierosa, perciò aggiustate secondo i vostri gusti.

martedì 9 ottobre 2012

Corone e ricordi ..Zuppa di cipolle e mela rossa

Appese fuori sulla parete del porticato della mia casa romana campeggiano fiere, come coccarde rosse e dorate, corone di vario tipo: di aglio, di cipolla,  di peperoncino e pomodori. 
Stanno lì con un cipiglio un po' strafottente a guardare gli altri balconi inghirlandati di girandole e vecchi cd, formula pare di successo conclamato per mandar via qualche vecchio piccione che pigro sosta lì nei pressi. 
Così, quando al mattino tiro su la serranda per ritirare i panni asciutti o innaffiare le mie piante, sento il profumo inconfondibile di casa accarezzarmi le narici con quelle coloratissime e brillanti corone, tutte frementi e vezzose, intente a stiracchiarsi e cinguettare del viaggio lungo che hanno  fatto, dall'ultima punta più a Sud della Puglia fino a questo bizzarro cortile romano. 
Mentre Frida scappa a dirne quattro ad una farfalla che ha osato posarsi sull'edera senza il suo permesso,  chiudo gli occhi e ricordo mia nonna seduta sul muretto di casa, mentre lavora la corona di  fichi come un merletto e paziente mi spiega: 
"...perché le corone rendono la casa una regina e l'inverno meno freddo".

ZUPPA DI CIPOLLE  E MELA  ROSSA


Ingredienti:

4 cipolle sbucciate 
fior di sale integrale 
sedano 
1/2 mela rossa sbucciata 
1 c.no di conserva di pomodoro homemade (o concentrato) 
3 chiodi di garofano
1/2 spicchio d'aglio
3 tazze di brodo vegetale (ho usato quello ai funghi) 
pepe nero 
1 cucchiaio di farina di farro
olio extra vergine d'oliva Sante Le Muse

servire con 
crostini o tocchetti di pane fritto o taralli 

Tagliare le cipolle e la metà mela rossa a tocchetti piccini e sistemarle con un goccio d'olio assieme al  sedano a pezzetti , l'aglio e i chiodi di garofano in una pentola di coccio a fiamma bassa e far insaporire bene aiutandosi con il cucchiaio di legno.  Aggiungere un po' di brodo ( ho usato in questo caso il brodo ai funghi perché lo avevo in frigo  e  devo dire che il connubio è stato ottimo) e un cucchiaio di conserva di pomodoro homemade come nel mio caso o di concentrato di pomodoro e un pizzico di sale integrale fate cuocere con il coperchio aggiungendo di tanto in tanto il brodo.
 Quando le cipolle si saranno sciolte come la mela aggiungere il cucchiaio abbondante di farina di farro e amalgamate spegnendo ( cuocendola nella pentola di coccio la cottura procede anche se la fiamma è spenta) .
Servite con crostini o tocchetti di pane fritto o come nel mio caso, se volete essere più morigerati per via della dieta taralli appetitosissimi.


con questa ricetta partecipo al contest de la ginestra e il mare


lunedì 1 ottobre 2012

Questioni di razza .. Razza lessa in salsa agreste

Arrivo alla stazione Termini io, le mie valigie stracariche di libri e qualche vestito ancora leggero. Porto Frida, la mia gatta al seguito e due ore di ritardo sulle spalle colpa della linea interrotta e  della coincidenza con quella sostitutiva.
Roma fa capolino tra palazzi rossicci e antichi archi come cattedrali che ne coronano la chioma verde, periferica. Frida dorme nel trasportino mentre ripongo il libro in borsa e guardo la città farsi più vicina. Scendo dalla carrozza scimmiottando un equilibrista, il ragazzo moro e alto, salito per dare l'esame di Settembre  mosso a pietà mi aiuta nel passarmi la valigia pesante sulla banchina, ho il tempo per sistemare i manici della borsa ben fermi sotto quelli dello zaino sulle mie spalle. Attraverso il binario 21 carica come un mulo mentre ripenso a quelle creature mitologiche che sono i carrelli per i bagagli nelle stazioni, non se ne trova mai uno.
Arrivo sudaticcia e affaticata all'edicola per comprare due biglietti metro, mi metto in fila, paziente.
Una ragazza ultra chic svolta l'angolo lasciando dietro sè un profumo di caramello e vaniglia, con tacchi a spillo come compassi sul mondo e una minigonna ascellare, mentre ancheggiando porta a spasso una barboncina nera con collarino fucsia tempestato di brillantini e paillette monocrome. Sento un sibilo crescere dal trasportino verso di loro
MIAOOO FFFFTHHHHH FFFFFFFRTTTTTTHHHHHHHHHHHHHHHH
La mia gatta sa esprimere il suo essere contrariata e infastidita come pochi altri . Nel frattempo una signora si avvicina con aria affabile portandosi per mano il nipotino rubicondo e sorridente intento a mangiare la sua merenda di pane e prosciutto.
-Scusi sa ma è bellissimo il suo gatto. Guarda com'è bello caro - rivolta al bambino
-Grazieee.
Il bambino si avvicina con un lembo di prosciutto profumoso troppo vicino alla griglia del trasportino.
- Che razza è?
Non faccio in tempo a rispondere che Frida allunga la zampa e si porta dentro il pezzo di prociutto che oscillava lì nei pressi.
 Le conseguenze al gesto sono state diverse e nell'ordine:
  1. Pianto torrenziale del bambino;
  2. Tinte diverse sulla mia faccia, tipo aurora boreale;
  3. alzata di sopracciglio con misto di sdegno e vaga intolleranza da parte della signora e nei miei confronti e in quelli della mia gatta
Riflessione-la mia gatta diventa molto suscettibile quando si esprimono considerazioni razziste, a meno che certo non si stia parlando del pesce.


RAZZA LESSA CON SALSA AGRESTE





INGREDIENTI
Tranci di razza 
olio extra vergine d'oliva Sante Le Muse
aceto di vino rosso 
alloro 
timo 
aglio 

per la salsa:
aceto di vino rosso 
aglio
olio e.v.o. Sante Le Muse
prezzemolo

Far cuocere i pezzi di razza in un tegame con acqua aceto, aglio, timo e alloro (sale non ne ho messo perché era già bella salata di suo).
Scolare i pezzi  una volta cotti, pulirli e lasciarli riposare, nel frattempo lavorare gli ingredienti per la salsina a punta di coltello . Come contorno ho preparato un'insalata di fave in salamoia, lattuga e fettine di cetrioli.
PS- La razza è un tipo di pesce di molta sostanza per cui ho preferito alleggerirlo con una ricetta semplice e fresca il risultato ha superato davvero le aspettative.